scheda completa

Luzzatto Gina

Gina Luzzatto

 

Bergamo

 

Scheda di famiglia

 

Gina Luzzatto, nata a Milano l’11 dicembre 1904.

(Capitoli di riferimento: Gli sfollati: nuove presenze ebree italiane nella provincia / Fuggiaschi e clandestini)


A Bergamo era presente, ma non sappiamo da quando e non risulta residente, anche la signora Gina Luzzatto. La confisca della sua pensione nel 1944[1], ad opera della Prefettura di Bergamo su segnalazione dell’Intendenza di Finanza è l’unica traccia che abbiamo per collocarla nella nostra provincia, dalla lettera dell’Intendenza di Finanza apprendiamo che Gina Luzzatto era “aiuto all’università”. 


Gina Luzzatto, prima di quattro figli, proveniva da una famiglia ebrea originaria del Friuli[2], il bisnonno Mario e la nonna Fanny Luzzatto erano ferventi patrioti, radicali, repubblicani e legati alla massoneria. Mario era anche stato processato e imprigionato in Moravia dopo la sua partecipazione ai moti del 1848; le loro idee si erano perpetuate nell’educazione famigliare: suo nipote Fabio, padre di Gina, avvocato e docente universitario, fu uno dei dodici professori universitari che rifiutarono di prestare giuramento di fedeltà al regime fascista introdotto nel 1931 per il personale degli istituti superiori e università[3]. Anche i tre fratelli di Gina seguirono le orme paterne: Guido Lodovico, nato nel 1903, si laureò in storia dell’arte e già dal 1920 aveva intrapreso l’attività di critico d’arte, nel 1922 iniziò la collaborazione con numerose pubblicazioni italiane ed estere di orientamento antifascista, nel 1929 collaborò alla preparazione della fuga di Emilio Lussu, Francesco Fausto Nitti e Carlo Rosselli da Lipari. Dino Cesare, nato nel 1909 e laureato in legge, aderì al movimento clandestino di Giustizia e Libertà, fu arrestato nel 1931 e mandato al confino per quattro anni, poi trasformati in ammonizione, riarrestato nel 1933 e poi ancora nel 1935; tra il 1936 e il 1940 si occupò dei circoli giovanili ebraici di Milano, e partecipò alla formazione del Partito d’Azione clandestino; allo scoppio della guerra fu internato nel campo di Urbisaglia. Lucio Mario, nato nel 1913, laureato in legge e poi in Filosofia, entrò in contatto tramite il fratello con il gruppo milanese di Giustizia e Libertà, per poi avvicinarsi al movimento socialista, di cui divenne attivo dirigente del centro interno, collaborando con le pubblicazioni socialiste clandestine. Arrestato nel 1937 fu condannato a cinque anni di confino che finì di scontare nel 1942, Nel gennaio 1943 fu uno dei promotori del Mup (Movimento di Unità Proletaria). 


Gina si laureò in Scienze Naturali a Milano nel 1927, appassionata botanica, divenne assistente, e poi “aiuto” presso la Facoltà di Agraria di Milano, non risulta un suo impegno politico attivo, ma in un simile clima famigliare non è difficile immaginare quali potessero essere le sue idee. Gina era una docente appassionata, così la ricorda, dopo la sua morte, Fabio Garbari già direttore del Dipartimento di Scienze Botaniche dell’Università di Pisa[4]:


II Suo impegno nel preparare gli studenti, ai quali impartiva le esercitazioni di botanica, era a quei tempi proverbiale e c’è ancora chi la ricorda con molta vivezza. Gina non si limitava al lavoro di «laboratorio» ma lo ampliava e completava con quello di «campagna», spesso rappresentato da lunghe gite che fiaccavano talvolta gli studenti ma non certo Lei. Chi ebbe la fortuna di essere Suo allievo apprese la botanica quasi senza fatica, apprezzandone soprattutto gli aspetti più generali di carattere sistematico, biologico, biogeografico e, se mi è concesso ripetere la frase di un’amica, poetico.  


Fabio Garbari l’aveva conosciuta negli anni sessanta, ma penso che questo profilo possa tranquillamente essere applicato a Gina quando era una giovane docente presso l’università di Milano.


Nel 1938 a seguito delle leggi razziali fu espulsa dall’università e dalla Società italiana di scienze naturali. Privata della possibilità di insegnare e di fare ricerca, Gina espatriò in Francia dove ebbe modo di non trascurare i suoi interessi scientifici frequentando varie istituzioni. Nel 1940, morta la madre, tornò a stabilirsi in Italia per assistere il padre e la famiglia del fratello Lucio, condannato al confino. È in quegli anni che, forse per mettersi al sicuro dai bombardamenti, deve essersi portata in provincia di Bergamo, probabilmente assieme ad altri membri della famiglia. La sopravvivenza e l’indipendenza economica le erano permessi da una pensione annua lorda di £ 6968 a cui erano annessi l’assegno temporaneo di guerra di £ 2080 annue lorde ed il caroviveri di £ 1248. Il pagamento della pensione fu sospeso il 12 maggio 1944[5] e la pensione fu sottoposta a confisca il 20 aprile 1944[6]


L’armistizio dell’8 settembre segnò anche per Gina e la sua famiglia una svolta decisiva: i Luzzatto rappresentavano un obiettivo per i tedeschi e i fascisti non solo in quanto ebrei, ma anche in quanto antifascisti dichiarati e già in passato perseguiti dal regime. Gina, il padre e i fratelli riuscirono, probabilmente anche separatamente, a riparare in Svizzera, da dove i fratelli proseguirono la loro attività di appoggio alla resistenza antifascista[7]. Rientrata in Italia alla fine della guerra Gina riebbe il suo incarico all’università, è in questo periodo che frequentò nuovamente la bergamasca, in particolare la zona di Predore: nel “Fondo Regalia”, donato al Museo delle Scienze di Bergamo e conservato presso l’Orto Botanico di Bergamo dalla professoressa Fausta Regalia, allora giovane laureanda, sono presenti una ventina di schede di piante ed erbe raccolte in quella zona datate e firmate da Gina Luzzatto. La situazione all’università però era mutata: dopo l’espulsione il suo posto di ruolo era stato assegnato ad un altro aiuto e la sua posizione di soprannumeraria era per lei disagevole, preferì allora rinunciare all’università per passare all’insegnamento nelle scuole secondarie superiori, prima a Ferrara e poi all’Istituto Tecnico Schiapparelli di Milano; fu anche incaricata, per breve periodo, all’Università di Urbino, ma rinunciò per incompatibilità con il posto di ruolo occupato.


Membro della Società Botanica Italiana scrisse numerosi articoli sulle riviste specializzate e partecipò a numerosi viaggi di ricerca sia in Italia che all’estero, l’ultimo in nuova Zelanda. È morta il 29 luglio 1975. II Suo erbario, con alcune migliaia di campioni raccolti in ogni parte del mondo, è stato donato dagli Eredi all’Università di Perugia ed è attualmente conservato presso l’Istituto di Idrobiologia e Pescicoltura di Monte del Lago sul Trasimeno[8].






[1] ASBg, Gab. Pref. b.e. 1, fasc 46.


[2] Le notizie sulla famiglia Luzzatto sono tratte da MilanoAttraverso, la scheda sulla famiglia è stata redatta da Francesco Lisanti e Daniela Bellettati, Famiglia Luzzatto, ed è reperibile al seguente indirizzo: https://www.milanoattraverso.it/ma-narrazione/17/famiglia-luzzatto/; schede biografiche di Fabio, Guido, Dino e Lucio Mario sono presenti nella CDEC Digital Library, consultabile al seguente indirizzo: http://digital-library.cdec.it/cdec-web/


[3] L’inserimento della clausola di fedeltà al fascismo, in aggiunta a quello alla patria imposto dal regolamento generale universitario del 1924, fu suggerita a Mussolini da Giovanni Gentile in un’ottica di totale fascistizzazione dell’insegnamento superiore e disposta dal R.D. 28 agosto 1931 n. 1227 il cui art. 18 prevedeva: “I professori di ruolo e i professori incaricati nei Regi istituti d’istruzione superiore sono tenuti a prestare giuramento secondo la formula seguente: Giuro di essere fedele al Re, ai suoi Reali successori e al Regime Fascista, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare l’ufficio di insegnante e adempire tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla Patria e al Regime Fascista. Giuro che non appartengo né apparterrò ad associazioni o partiti, la cui attività non si concilii coi doveri del mio ufficio”. Chi si fosse rifiutato di giurare avrebbe perso la cattedra, senza diritto né alla liquidazione né alla pensione.


[4] Fabio Garbari, nato nel 1937, si è laureato in Scienze Biologiche presso l’Università di Pisa nel 1958. Nel 2000-2002 è stato nominato professore presso il Dipartimento di Scienze Botaniche dell’Università di Pisa. Gina Luzzatto, il pdf con il ricordo di Garbari in occasione della commemorazione di Gina dopo la sua morte, è reperibile fra l’altro sul sito web del Civico museo di scienze naturali “Enrico Caffi” di Bergamo al seguente indirizzo: 

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[5] ASBg, Gab. Pref. b.e. 1, fasc. 46.


[6] ASBg, Gab. Pref. b.e. 1, fasc. 37.


[7] I fratelli Luzzatto, rientrati in Italia, proseguirono la loro attività politica: Guido, oltre all’attività di critico d’arte, collaborò alla stampa ebraica italiana, pubblicando vari articoli di arte e letteratura; dal 1964 al 1975 diresse la rivista “Eco dell’educazione ebraica”. Aderì alla causa della pace e dei movimenti pacifisti. Pubblicò vari saggi su pittori famosi ed un libro di estetica, Morì a Milano il 23 gennaio 1991. Dino, avvocato, organizzò e diresse l’ufficio legale della Camera del Lavoro di Milano. Morì a Milano nel 1978. Lucio svolse un’intensa attività di partito nel direttivo del PSIUP e poi nel PC fino al 1972. Venne eletto deputato nella I legislatura e rieletto nel 1953, nel 1958, nel 1963 e nel 1968. Dal 1968 al 1972 venne nominato vicepresidente della Camera dei deputati. Membro della presidenza della Lega per le autonomie e i poteri locali, diresse «Il Comune democratico». Nel giugno 1972 fu eletto nel Consiglio superiore della magistratura. È morto a Roma il 4 ottobre 1986. Il padre Fabio dopo il rientro si dedicò agli studi storici, morì a Milano il 18 giugno 1954.


[8] Fabio Garbari, Gina Luzzatto, op. cit.