Antonio nasce il 25.08.1906 in una casa della contrada Lulini di Premolo, figlio di Romano Eugenio e Modesta Seghezzi. Prima di lui la coppia aveva avuto già un figlio, morto però a 8 mesi, e di fatto Antonio sarà il primo di dieci fratelli. Entrato in seminario nel 1917, viene ordinato sacerdote il 23.02.1929. Il primo incarico è ad Almenno San Salvatore, come coadiutore del parroco. È qui che a fianco di un parroco dal carattere difficile e nella sfida a rifondare il Circolo giovanile si forgia il suo modo di dialogare con i giovani e lo spirito del suo essere sacerdote: fiducia totale in Dio e capacità di incontrarlo nel creato definiscono la spiritualità di don Seghezzi.
Nel 1932 don Antonio è insegnante di lettere al seminario fino alla partenza per la guerra d’Etiopia (8.08.1935), da cui torna solo nel marzo 1937. Il primo aprile è nominato assistente diocesano della Federazione giovanile di Azione cattolica (Ac) e Segretario della Giunta diocesana: il suo ufficio nella Casa del Popolo, in via Roma (oggi viale Papa Giovanni XXIII) è luogo d’incontro di molti giovani che in lui cercano consigli. Questi anni, delicati per l’Ac tra le tensioni con il fascismo e il sopraggiungere della guerra, sono per don Seghezzi frenetici, pieni di attività che hanno tutte come destinatari privilegiati i giovani.
Dopo l’8 settembre, l’intima vicinanza con quella generazione che si trova sola a dover scegliere il proprio destino, individuando il confine tra giusto e ingiusto di fronte alla propria coscienza, porta naturalmente don Seghezzi ad essere partecipe delle prime reti antifasciste.
Arrestato una prima volta perché sospettato di diffusione di stampa clandestina il 25 ottobre, dopo l’arresto di don Benigni e il ritrovamento di documenti compromettenti, don Seghezzi è ricercato sia nel suo ufficio dell’A.C. che al Patronato, dove risiedeva. Se don Vavassori ed altri gli consigliano di scappare, il vescovo Bernareggi, spaventato dalla possibile reazione dei tedeschi, insiste perché si consegni. Consegnatosi, è lasciato a piede libero con l’obbligo di presentarsi al Collegio Baroni per interrogatori ed è arrestato solo il 4.11.1943. Nel carcere di Sant’Agata attende il processo che si svolge il 22 novembre davanti al Tribunale militare germanico. Condannato, il 23 dicembre è trasferito a Verona e il 31 inviato a Monaco e quindi al carcere di Kaisheim.
è a Dachau quando vede entrare gli alleati il 29 aprile: malato di tubercolosi, muore il 21 maggio.