La storia di Teresa Savio ricorda quanto salvare vite sia sempre un atto politico teso a un’idea di comunità accogliente e inclusiva.
Durante la Seconda guerra mondiale, alle porte di Bergamo era attivo il campo per prigionieri n. 62, più noto come campo della Grumellina. Dopo l’8 settembre 1943 il campo è abbandonato dalle guardie fasciste: all’ingresso dei nazisti a Bergamo (10 settembre) gli ex prigionieri sono cercati per essere deportati nei Lager in Germania e i primi bandi degli occupanti tedeschi intimano alla popolazione la loro consegna. Dal campo della caritatevole assistenza l’aiuto a questi uomini, bisognosi di tutto e senza una lingua per comunicare con la popolazione, passa ad essere un atto condannato e perseguitato dall’autorità nazista.
All’epoca Teresa Savio è una donna di trent’anni, dalla figura slanciata, capelli e occhi castani: era nata a Valtesse il 16.03.1913, prima figlia di Antonio e Rosa Scarpellini, sorella maggiore dei due gemelli Marco e Angelo (nati nel 1916). Il suo percorso scolastico si era fermato alla terza elementare e, giovanissima, aveva cominciato a lavorare: prima come operaia presso un calzificio e dal 1931 come domestica della famiglia Curti.
Lydia Curti, figlia di Cesare e farmacista all’Ospedale Maggiore, era impegnata nel reperire cibo e medicinali per prigionieri e militari sbandati in fuga. Ed era proprio Teresa a consegnare i pacchi prima alla Maresana e poi a Miragolo.
Nell’aiuto ai prigionieri le storie delle due donne si saldano: il 2.12.1943 sono arrestate entrambe nell’operazione di polizia che porta allo smantellamento della rete di salvataggio che si era andata creando intorno alla Croce Rossa.
Interrogate al Collegio Baroni, sede della Feldgendarmerie, sono poi trasferite a Sant’Agata e processate dal Tribunale militare germanico il 29.12.1943. Sono accusate di complicità in attività partigiana e condannate a tre anni di detenzione la Curti e a due la Savio. Sono trasferite direttamente in Germania e consegnate, il 14.02.1944, al carcere di Monaco (Stadelheim) da cui il 26.02.44 sono prelevate insieme ad un’altra donna, Rosa de Santis, per essere portate a Hagenau. Costrette a lavorare per l’industria tedesca, sono trasferite a Ebersbach.
Il 22.04.1945 Teresa e Lydia rivedono insieme la libertà, ma Teresa non farà ritorno: gravemente ferita in un incidente stradale, muore all’ospedale di Göppingen il 27.05.1945.