Claudia Mosconi nasce a Cazzano Sant’Andrea da Pietro e Ida Martinelli. Il padre lascia ben presto il lavoro nella fornace di famiglia e nel 1922 con moglie e figli (Gina nata nel 1911, Maria 1914, Claudia 1916, Stefano 1917, Amalia 1921) si trasferisce a Castelnuovo Garfagnana dove con l’impresa edile sua e del fratello Rocco contribuisce alla ricostruzione dei paesi delle valli garfagnaga e lunigiana, distrutti dal terremoto del 1920. Lì nascono Bianca (1925) e Gianremo (1929).
Rientrati a Bergamo nel 1934, dopo qualche anno si stabiliscono nell’odierna via Mosé del Brolo, dove il padre Pietro aveva costruito la loro casa.
Claudia non si è sposata né ha avuto figli; della sua formazione e della sua giovinezza non abbiamo molte notizie: solo foto e tanti libri disseminati nelle case dei suoi nipoti. Tra le foto ce n’è una di prima della guerra, dove è colta mentre cammina nello stesso tratto di strada, nei pressi di Palazzo Frizzoni, e con lo stesso modello di scarpe che curiosamente ritornano nelle foto dell’epoca di altre donne bergamasche, come per esempio in uno scatto di Ilda Sonnino. Claudia è una ragazza del suo tempo, non sappiamo quanto sente stretto il ruolo a cui il fascismo ha relegato le donne, ma non crediamo nutra particolari sentimenti antifascisti.
Vivo invece tra i familiari e chi l’ha conosciuta è il ricordo dell’impegno di Claudia come crocerossina, anche durante la guerra: tutti la ricordano con la sua divisa, che lei ha anche prestato a qualche nipote come costume per carnevale, ma con cui si è assicurata fosse vestita per essere seppellita.
Durante la guerra come crocerossina è impiegata in diversi missioni ed è più volte in servizio sulla nave ospedale Aquileia.
Non sappiamo dove fosse Claudia all’8 settembre; sappiamo però che la casa della sua famiglia è in parte occupata da un ministero della Rsi: prima ritiratasi al primo piano, progressivamente l’intera famiglia si trasferisce nel palazzo Mosconi di proprietà di un cugino a Leffe. Dal 1939 Pietra ha convertito la sua attività impegnandosi nell’estrazione di lignite e dopo i tentativi infruttuosi sul territorio di Cazzano, apre una miniera nei dintorni di Leffe. La sorella di Claudia, Amalia, ricorda quei difficili anni impegnata al fianco del padre nel lavoro amministrativo per la miniera in cui trovano lavoro 120 operai e in cui si rifugia, facendosi assumere, anche il fratello Stefano di ritorno dalla Jugoslavia e stanco della guerra.
Anche Claudia si porta a Leffe, ma nessuno oggi ricorda cosa faccia allora. È sicuro che dalla casa di Leffe, Amalia, fidanzata del comandante della Brigata Camozzi Bepi Lanfranchi, solidarizzi con la lotta partigiana e porti probabilmente in famiglia l’eco dell’impegno di chi sta combattendo contro nazisti e fascisti. In quella casa non a caso è ospitata per tre notti la staffetta Caterina (detta Rina) Zanoletti, nome di battaglia Tundra: Rina è una giovane impiegata (nata a Villa d’Ogna nel 1920), coraggiosa e esperta, lavora per GL e tiene i contatti tra la città e le valli. Riesce spesso a confondere i militi fascisti ai posti di blocco ed è un prezioso punto di riferimento per il comandante Bepi Lanfranchi, che chiede alla famiglia Mosconi di nasconderla quando è ricercata dalle autorità nazifasciste nella casa che altre volte ha usato come base nei suoi spostamenti (starà tre giorni in casa Mosconi, sarà poi arrestata a Gazzaniga ma la sua fermezza di spirito darà scacco ai suoi aguzzini). È a Leffe che Claudia è arrestata, probabilmente perché scambiata per Amalia. È a Leffe che Claudia probabilmente prende contatto con la 53a Brigata Garibaldi a cui come tiene a testimoniare Bianca Artifoni porta aiuto come crocerossina.
Del resto è lo stesso memorialista della 53a Brigata Garibaldi, Giovanni Berta, che ricorda come una sorella di Claudia, Bianca, giunta a Rogno con la mamma di Giorgio Paglia, raggiunga la formazione a Villa Facchinetti nei dintorni di Bossico portando per la sua assistenza di infermiera (Per non dimenticare, p. 49).
Bianca muore nel 1983, Claudia nel 1994; Amalia ha compiuto da poco cent’anni.