La data del 28 ottobre fa riferimento alla Marcia su Roma del 1922.
Il 3 ottobre 1922 sul “Popolo d’Italia” è pubblicato il nuovo regolamento della Milizia. È l’affermazione esplicita di un esercito fascista indipendente e contrapposto alle forze armate dello Stato, ma anche l’atto più importante della preparazione della marcia su Roma, strettamente connesso alle trattative politiche aperte dai fascisti con i vertici dello Stato. L’obiettivo è ottenere che l’annuncio della marcia su Roma dei sostenitori del partito (le “camicie nere”) porti alla caduta del governo in carica e alla consegna dell’incarico per la formazione di uno nuovo a Mussolini.
Tra il 28 e il 29 ottobre, mentre circa 26.000 camicie nere confluiscono su Roma, il governo Facta redige il decreto per proclamare lo stato d’assedio, ma il re Vittorio Emanuele III non lo firma e designa Salandra nuovo Presidente del Consiglio con l’incarico di trovare un accordo con Mussolini. Di fronte alla fermezza con cui Mussolini sostiene che il governo debba essere “nettamente fascista” (“Popolo d’Italia” 29 ottobre), Salandra rassegna le dimissioni e il re incarica lo stesso Mussolini di formare un nuovo governo. Il 30 ottobre 1922 Mussolini presenta la lista dei futuri ministri: 4 fascisti, 2 popolari, 2 militari, 2 democratici, 1 nazionalista, 1 demosociale, 1 liberale e 1 indipendente. Ottiene la fiducia con 306 voti favorevoli e 116 contrari e il 16 novembre 1922 tiene il suo primo discorso alla Camera con cui attacca senza giri di parole il sistema parlamentare.
A Bergamo il 28 ottobre alcuni squadristi occupano il Palazzo delle Poste, come vediamo nella fotografia qui ripresa da “La rivista di Bergamo”. Restano feriti due guardie regie (una mortalmente) e i fascisti Giuseppe Beratto e Enrico Morali. Gli uffici sono occupati e presidiati dai fascisti. La popolazione, presa da curiosità, indugia a guardare dalle vie adiacenti l’edificio. Il giorno dopo, sul “Giornale di Bergamo” è pubblicato un articolo critico sui fatti. Il 31 ottobre il suo direttore Francesco Scarpelli è vittima di un’azione squadrista alla pasticceria Donizetti dove si era recato con alcuni colleghi e nella colluttazione lui e il fratello Bruno rimangono feriti. Dopo l’aggressione squadre fasciste si recano alla tipografia del giornale, prelevano alcune copie che incendieranno sul Sentierone e intimano al responsabile di sospendere la pubblicazione del giornale, che ritornerà in edicola solo a partire dal 9 novembre.