Il fascismo era nato, come movimento dei Fasci italiani di combattimento, il 23 marzo 1919: senza un programma definito, era stato presentato dalle colonne del “Popolo d’Italia”, il giornale di Benito Mussolini, come “l’antipartito”. Agguerriti contro il Partito socialista e carichi di spinte nazionaliste, gli aderenti al movimento avevano assorbito da arditi e futuristi “la risolutezza a scendere in piazza ad imporre il proprio sentire, a turare la bocca ai dissidenti, a non temere tumulti e parapiglia” (Benedetto Croce). Il 15 aprile 1919 l’assalto alla sede del giornale socialista “Avanti!” e la sua devastazione ne sono la prima testimonianza.
Anche a Bergamo il 23 marzo sono fondati i Fasci di combattimento. Loro giornale di riferimento in città è “L’Assillo”, che riprende le pubblicazioni de “La Frusta”, ed è diretto da Ercole Bartolozzi: basta sfogliarlo per rendersi conto di quanto nel movimento confluissero anime diverse, unite dall’insoddisfazione politica e da uno spiccato sentimento antipartitico.
Il movimento si presenta alle elezioni del 15 maggio 1921 nei Blocchi nazionali giolittiani: anche a Bergamo si presentano alcuni elementi fascisti che non ottengono però particolare successo.
Il movimento diventa Partito nazionale fascista (Pnf) il 9 novembre 1921, con Benito Mussolini segretario e va organizzandosi nella nostra provincia intorno alle figure di Pietro Capoferri (artigiano indipendente attivo nell’Associazione combattenti e reduci), del conte Giacomo Suardo, del maestro Giuseppe Beratto e dell’aviatore Medaglia d’oro Antonio Locatelli. Il giornale di riferimento è “Il Gagliardo”, che dal 1925 diventa il più noto “La voce di Bergamo”.