Il 30 marzo 1944 nella clinica e ricovero per bisognosi dell’Istituto Palazzolo di Torre Boldone, gestito dalle Suore poverelle, fa irruzione il Servizio investigativo della GNR.
Con la complicità dell’assistente spirituale don Tranquillo Dalla Vecchia, le suore nascondono ebrei che tentano di fuggire la persecuzione o cercano un modo per espatriare clandestinamente in Svizzera.
L’operazione ha luogo perché un ricoverato a carico dell’Istituto Nazionale Fascista Assicurazione Infortuni sul lavoro si era lamentato presso l’autorità competente del trattamente ricevuto, a suo dire peggiore di quello riservato agli ebrei lì nascosti. Questa lettera che riferiva anche tre nomi è passata alla Prefettura che a sua volta la inoltra al servizio politico della GNR con sede a San Francesco in città alta.
L’operazione è ordinata dal Comandante del gruppo Bergamo della GNR, ed eseguita da militi agli ordini del capitano Zeno Saggioli e del sottotenente Alessandro Ghisleni. L’incursione si scontra con la reticenza delle suore, di fronte alla quale i militi non mancano di usare modi e toni intimidatori.
Sono prima individuati due dei tre ebrei segnalati dalla denuncia che sono trovati in possesso di carte d’identità false: Corrado Gustavo Coen Pirani (Pisa, 1885), in possesso di un documento a nome di Colli, e Oscar Tolentini (Trieste, 1884) in possesso di uno a nome di Bruni. Il terzo, che don Tranquillo aveva cercato di mettere in salvo aiutandolo a scappare, si presenterà la sera per liberare il sacerdote tenuto in ostaggio: è Giuseppe Weistein (nato in Cecoslovacchia, a Banov, nel 1876) in possesso di una carta a nome di Piccinini.
Le operazioni di perquisizione della casa portano la GNR a individuare tra gli ospiti altri tre ebrei, i fratelli Nacamulli: Guido (Istanbul, 1911), Mario (Istanbul, 1920) e Vittorio (Milano, 1924). Anche in questo caso Guido, aiutato a fuggire, si riconsegna sotto le minacce dei militi fascisti.
Dell’incursione della GNR alla casa di cura ci resta il verbale dell’azione, gli interrogatori dei catturati e il verbale di sequestro dei beni.
Dai verbali ricaviamo la storia dei singoli e notiamo come per tutti Milano fosse il punto di riferimento, la città dove, grazie all’aiuto di amici e conoscenti, si erano procurati i documenti e avevano avuto l’indicazione di recarsi alla clinica Palazzolo. Risulta chiaro che gli interrogati cercano di proteggere chi li ha aiutati, restando vaghi e facendo spesso i nomi solo di persone irrintracciabili per gli uomini della GNR. D’altra parte, tra le righe del verbale e degli interrogatori emerge la violenza usata dalla GNR, violenza psicologica, ma anche fisica, al punto che Oscar Tolentini morirà nel carcere di San Vittore prima della partenza.
Se le suore e don Tranquillo riescono a mettere in salvo la moglie di Coen Pirani, per i sei ebrei catturati il destino coincide con la morte in deportazione.