Le famiglie di Erwin Schrecker e Israele Stolzberg
San Giovanni Bianco – Serina
Scheda di famiglia e percorso di internamento:
Israele Stolzberg (IG), nato a Kamionka (PL) il 9 maggio 1906, la moglie Czame Malke Agatstein (IG), nata a Horodenka (PL) il 5 luglio 1900, e la sorella Perla Agatstein (IG), nata a Horodenka (PL) il 18 marzo 1904; giunsero in Italia a Milano, Israel fu internato a Ferramonti il 4 novembre 1940, Czame a Vinchiaturo (CB) il 26 gennaio 1941, poi a Ferramonti il 6 marzo 1941, Perla a Ferramonti il 29 settembre 1940, poi a Casacalenda (CB) il 4 aprile 1941. Furono confinati a San Giovanni Bianco l’11 settembre 1941, poi a Serina nel novembre 1942, dove erano presenti all’ottobre 1943.
Erwin Schrecker (IG), nato a Praga[1] (CS) l’1 agosto 1898, con la moglie Leopolda Kosicek (IG), nata a Visnova (o Ksnova) (CS) il 13 novembre 1893; giunsero in Italia il 26 maggio 1939[2], Erwin fu internato a Campagna (SA) il 23 agosto 1940, poi a Ferramonti il 9 settembre 1940, Leopolda fu internata a Ferramonti il 14 gennaio 1941. Furono confinati a San Giovanni Bianco (BG) il 26 settembre 1941 poi a Serina nel novembre 1942, dove erano presenti nel novembre 1943.
(Capitolo di riferimento: Gli “internati liberi” in provincia di Bergamo / Arrestati e deportati dal carcere di Bergamo)
Gli Stolzberg erano ebrei polacchi, così avevano dichiarato all’autorità di P.S. del comune di S. Giovanni Bianco, Israel era un commerciante, in Italia erano giunti l’11 aprile 1938 ufficialmente a scopo di commercio[3], con lui erano la moglie, Agatstein Czama e sua sorella Chaliel Perla: probabilmente il trasferimento in Italia oltre che da ragioni di lavoro era stato incentivato dal sempre più pesante clima antisemita che si era imposto in Polonia; il permesso di soggiorno di Perla, rilasciato dal Comune di Serina in data 25 febbraio 1943[4] indica anch’esso come data di ingresso l’11 aprile 1938, lo scopo del soggiorno è dichiarato con burocratica ironia: diporto. Perla risulta coniugata in Halzel, ma non vi è traccia nelle carte né nelle testimonianze del marito.
Gli Schrecker erano cecoslovacchi, avevano raggiunto l’Italia il 26 maggio 1939, ufficialmente per cure[5], in realtà per sfuggire alle persecuzioni naziste dopo che l’esercito tedesco aveva invaso la Cecoslovacchia il 15 marzo 1939. Dopo lo scoppio della guerra furono internati nel campo di Ferramonti di Tarsia, dove Erwin, professore di liceo, insegnò nella scuola aperta dagli ebrei all’interno del campo; successivamente furono confinati a San Giovanni Bianco, dove reincontrarono la famiglia Zimet, conosciuta a Ferramonti, e Erwin dette lezioni scolastiche a Regina[6]:
Uno dei nuovi arrivati, il signor Schrecker, che era stato fra i miei insegnanti nella scuola del campo, propose ai miei genitori di continuare a darmi lezioni in tutte le materie, date le circostanze. Eravamo contenti: lui di avere un’alunna e io di poter continuare a studiare. C’era solo un guaio: entrando nel mondo degli studi, dimenticava che ero una bambina delle elementari e pensava di avere davanti a sé uno dei suoi alunni di liceo. A volte mi terrorizzava perché voleva che imparassi tante materie non adatte alla mia età, così che spesso mio padre doveva intervenire.
Il loro trasferimento a Serina è attestato anche da un biglietto di condoglianze, inviato al podestà in occasione della morte del padre il 2 novembre 1942 dagli internati liberi presenti nel paese; il 25 febbraio 1943 il Comune di Serina gli rilasciò una carta di soggiorno[7].
Scheda di deportazione[8]
Chaliel Perla Agatstein, nata a Horodenka (Polonia) il 12 marzo 1904. Deceduta in luogo e data ignoti.
Czama Agatstein, nata a Horodenka (Polonia) il 5 luglio 1900. Deceduta in luogo e data ignoti.
Israel Stolzberg, nato a Kamionka (Polonia) il 5 settembre 1906. Deceduto in luogo e data ignoti.
Leopolda Kosicek, nata a Ksnova (Cecoslovacchia) il 13 novembre 1893. Liberata a Bergen Belsen il 15 aprile 1945.
Erwin Schrecker, nato a Praga (Cecoslovacchia) il 1 agosto 1898. Deceduto in luogo e data ignoti.
Arrestati a Serina da italiani il 3 dicembre 1943.
I sei arrestati dopo essere stati detenuti nel carcere di Bergamo vengono inviati al campo di Fossoli dove i loro destini si dividono: Chaliel Perla, Czama e Israel vengono deportati il 16 maggio 1944 con il convoglio 10 che giunge Auschwitz il 23 maggio 1944.
Deportati identificati 581 di cui reduci 60, deceduti 521.
Leopolda e Erwin rimangono a Fossoli fino alla sua chiusura e poi vengono inviati a Verona e da lì deportati il 2 agosto 1944, Erwin con il convoglio 14 che giunge ad Auschwitz il 6 agosto 1944. Deportati identificati 523 di cui reduci 35, deceduti 483.
Leopolda, forse per un errore nelle liste di carico, nella stessa data, ma con il convoglio 17 che giunge a Bergen Belsen il 5 agosto 1944.
Deportati identificati 45 di cui reduci 36, deceduti 9.
Il 30 novembre 1943 il maresciallo comandante la stazione dei carabinieri di Serina ricevette il telegramma con l’ordinanza n. 5 di Buffarini Guidi che ordinava l’arresto di tutti gli ebrei, a qualsiasi nazionalità appartenessero. Il maresciallo convocò le tre famiglie internate a Serina, Regina Zimet-Levy[9], presente a quella convocazione, ha raccontato la vicenda:
In quel silenzio angosciato sentii la voce di mio padre, che diceva “Signor maresciallo, pensando logicamente, deve esserci un errore: volete arrestare persone già arrestate? Noi siamo confinati civili di guerra e ci presentiamo tre volte al giorno qui in caserma per firmare la nostra presenza. Signor comandante, vi prego, andate domani mattina da solo a Bergamo per informarvi se questa nuova legge riguarda anche noi, Nel frattempo lasciateci andare a casa: se volere, mandate due carabinieri a sorvegliarci. Almeno staremo al caldo… qui con questo freddo ci ammaleremo tutti!”, Con queste parole papà cercava di guadagnare tempo.
II maresciallo, che aveva piena fiducia in mio padre, disse dopo un momento di riflessione “Va bene, quest’ultimo favore ve lo faccio. Andate tutti a casa vostra e domani durante il giorno chiedete se sono tornato; non c’è bisogno dei carabinieri, vi credo anche sulla parola” … Verso sera, mentre eravamo seduti nella nostra cucina con le altre due famiglie internate, entrò improvvisamente il maresciallo. Fummo sorpresi che fosse venuto personalmente, ma tacemmo; lui vide la disperazione sul nostro viso e disse alle altre due famiglie che potevano tornare alle loro case, per preparare i bagagli e aspettare il suo ritorno da Bergamo. Tutti lo ringraziarono e papà lo accompagnò fuori, ma tornò solo dopo un’ora, dicendoci che c’era una via di scampo “Preparatevi vestiti caldi per questa notte e scarpe comode per una lunga marcia; verso le undici degli amici verranno a prenderci.” Io ero tutta contenta, invece le altre due famiglie non erano del nostro parere. Una delle donne, per decidere cosa fare, accese un fiammifero dopo l’altro, dicendo “Si, no, si, no, si, no… non possiamo scappare! Andrà tutto male: io, mio marito e mia sorella restiamo”. II mio maestro disse che non voleva fare nulla contro la legge, inoltre temeva che sua moglie prendesse un raffreddore camminando di notte: insomma, non volevano fuggire.
Il maresciallo impiegò ben tre giorni per andare e tornare, in tutta evidenza, benché non venga riferito per ovvi motivi di prudenza, durante l’ora di colloquio con Fischel Zimet non solo gli aveva consigliato la fuga, ma gli aveva anche indicato a chi rivolgersi. Né gli Stolzberg né gli Schrecker, sottovalutando la gravità della situazione, colsero l’occasione che poteva salvargli la vita.
Le due famiglie furono arrestate il 3 dicembre 1943 e portate al carcere di Bergamo.
Non abbiamo una documentazione certa per tutti e cinque gli ebrei catturati, ma vi sono elementi che lasciano ritenere che, come per diversi altri, dopo una breve permanenza al carcere di S. Agata, siano stati rinviati a Serina in attesa dell’approntamento del campo di Fossoli; di sicuro sappiamo che la signora Czama venne ricoverata all’ospedale “Principessa di Piemonte” e, dimessa, venne rinviata a Serina il 3 gennaio 1944.[10]
Tutte due le famiglie furono successivamente avviate al campo di transito di Fossoli, gli Stolzberg: Israel, la moglie Czama Agatstein e la sorella Chaliel Perla furono deportati il 16 maggio 1944 da Fossoli ad Auschwitz, dove trovarono la morte.
Più lunga fu la permanenza degli Schrecker a Fossoli: non vennero inviati ai campi di sterminio in Germania con i primi sei convogli che a partire dal 19 febbraio avevano caricato migliaia di ebrei nella vicina stazione di Carpi[11]. Giunse però anche il loro turno: a causa delle interruzioni sulle linee ferroviarie e all’avvicinarsi del fronte il campo di Fossoli era destinato alla chiusura (che avvenne il 1 agosto 1944), i coniugi Schrecker e alcune altre centinaia di deportati furono trasportati a Verona dove vennero separati e caricati su vagoni diversi; il treno, partito il 2 agosto 1944, venne frazionato lungo il percorso.
Non è nota l’intera lista di carico, le ricerche effettuate dal CDEC hanno consentito l’identificazione di trecentotrentatré deportati, 22 finirono a Buchenwald dove arrivarono il 4 agosto, 18 a Ravensbruck e 46 a Bergen Belsen, dove arrivarono il 5 agosto, fra di essi Leopolda Kosicek, duecento quarantaquattro ad Auschwitz dove arrivarono il 6 agosto, fra di essi Erwin Schrecker. La divisione dei deportati era stata effettuata sulla base della categoria a cui appartenevano i prigionieri: ad Auchwitz gli ebrei a tutti gli effetti, a Buchenwald gli uomini figli di matrimonio misto, a Ravensbrück le donne figlie di matrimonio misto, infine a Bergen Belsen i coniugi di matrimonio misto[12]. Bergen Belsen non era un campo di sterminio, era un campo di prigionia e di transito; nell’agosto del 1944 fu formata una tendopoli per donne (all’inizio in maggior parte polacche non-ebree) che passavano dal campo per essere quindi distribuite nelle fabbriche di armamenti della Germania, le condizioni di vita erano dure, ma molto migliori di quelle dei campi di sterminio, solo nei primi mesi del 1945, con l’arrivo di decine di migliaia di prigionieri sfollati dagli altri campi a seguito dell’avanzata sovietica, le condizioni di vita peggiorarono drasticamente a seguito del collasso delle strutture e dell’organizzazione del campo.
I sopravvissuti di quel convoglio furono 68: 17 vennero liberati a Buchenwald[13], 15 a Ravensbruck, ventinove ad Auschwitz, 36 a Bergen Belsen[14]; tra i liberati Leopolda Kosicec: giunta a Bergen Belsen il 5 agosto, riuscì a sopravvivere ed fu liberata dalle truppe inglesi il 15 aprile 1945, la sua salvezza fu probabilmente frutto di un errore commesso dai tedeschi nella troppo affrettata compilazione delle liste di carico alla partenza da Verona.
Erwin Schrecker non ebbe la stessa fortuna: giunto ad Auschwitz il 6 agosto, morì in luogo e data ignoti.
[1] Al momento dell’invasione tedesca nel 1939 a Praga risiedevano circa 50.000 ebrei. Gli ebrei praghesi che non erano riusciti a fuggire subito dopo l’invasione furono confinati in un ghetto in attesa della deportazione. La maggior parte dei 50.000 ebrei di Praga furono deportati nel campo di concentramento di Terezín e morirono a causa del genocidio nazista. Nel 1939 gli ebrei cecoslovacchi erano 207.260, le vittime dello sterminio naziste furono 143.000.
[2] Isrec Bg, carte Giancarla Bonaldi, csa mod 22 ps n. 752, Comune di Serina.
[3] AC Comune di Serina, csa mod 22, Comune di S. Giovanni Bianco.
[4] AC Comune di Serina, csa mod 22 p.s.
[5] Isrec Bg, carte Giancarla Bonaldi, csa mod 22 ps n. 752, Comune di Serina
[6] Cfr. Regina Zimet-Levy, Al di là del ponte, Milano, Garzanti, 2003, p. 79.
[7] Isrec Bg, carte Giancarla Bonaldi, csa mod 22 ps n. 752, Comune di Serina.
[8] In Liliana Picciotto, Il libro della Memoria, Gli ebrei deportati dall’Italia (1943-1945), Milano, Mursia, 2° edizione 2002, p.101, è indicata come Agatstein Perl, e non vengono precisati il luogo, la data e l’agente di cattura, che sono documentati, come per gli altri arrestati, nelle carte citate relative agli ebrei internati a Serina.
[9] Cfr. Regina Zimet-Levy, Al di là del ponte, op.cit., pp. 95-96.
[10] AC Serina, Questura di Bg, prot. 5200 gab. Str. del 3 gennaio 1944.
[11] Cfr. Liliana Picciotto, Il libro della Memoria, op. cit., pp. 58-60.
[12] La normativa razziale tedesca, contrariamente a quella italiana, operava distinzioni fra gli ebrei puri e gli ebrei figli di matrimonio misto, i tedeschi, dopo l’episodio della Rosenstrasse, ben raccontato dal film di Margarethe von Trotta del 2003, trattavano con attenzione anche i coniugi di matrimonio misto. In un edificio della Rosenstrasse a Berlino, sede degli uffici di assistenza sociale per la comunità ebraica, erano stati concentrati circa 1800 uomini coniugi di matrimonio misto. La protesta pacifica delle loro mogli e dei loro parenti “ariani”, i manifestanti arrivarono un giorno a circa 6.000, convinsero i nazisti a rilasciarli.
[13] Buchenwald non era un campo destinato allo sterminio di massa degli ebrei, le condizioni di vita e lavoro molto dure portavano però ad una elevata mortalità, tale da poter affermare che era praticato lo sterminio mediante lo sfruttamento lavorativo. Siamo ben lontani dalle percentuali di Auschwitz come è possibile rilevare anche dalle stime di mortalità oscillanti fra le 43.000 e le 56.000 vittime, di cui 11.000 ebrei, su 239.000 internati.
[14] Cfr. Liliana Picciotto, Il libro della Memoria, op. cit., p. 53.