Dal cuore della città di Bergamo la storia della famiglia Sonnino testimonia la rottura di quel processo di integrazione avviato con il Risorgimento, l’offesa portata dalle leggi razziste dell’Italia fascista del 1938, la violenza della caccia agli “ebrei” scatenata dal 1943.
Il padre, Amleto Sonnino (nato a Livorno il 5.12.1873), si era sposato una prima volta con Argìa Suggi ed aveva avuto un figlio, Pilade, nato a Livorno il 26.06.1900. Rimasto vedovo, Amleto si risposa con Bella Marianna Ortona (nata a Casale Monferrato il 2.02.1875) e a Genova, il 17.07.1904, nasce Ilda.
La famiglia si dedica al commercio ed è probabilmente per questa ragione che giunge a Bergamo da Milano agli inizi degli anni Venti: abita le vecchie strade dell’antico Borgo San Leonardo, ma ha il proprio negozio di stoffe nella centrale via Roma (oggi viale Papa Giovanni XXIII).
Pilade, ebreo non praticante, si sposa nel 1924 con Luigia Caspis, bergamasca e cattolica: si trasferiscono per un periodo a Vercelli e lì nel 1925 nasce Argìa, fatta battezzare dalla madre. Nel 1927 la famiglia di Pilade ritorna a Bergamo e, dopo alcuni cambi di residenza, si trasferisce vicino alla casa dei genitori in via Moroni 24.
Sappiamo che Amleto e Pilade hanno convinzioni socialiste che li rendono contrari al regime fascista e quindi sospetti alle autorità. Sappiamo che tutta la famiglia Sonnino è registrata nel primo censimento dell’agosto 1938, ma che, secondo le disposizioni del Rdl del 17.10.1938, la piccola Argìa non risulterà in quello dell’autunno. Sappiamo che Ilda, impiegata nella Gioventù italiana del littorio, è segretaria del Cai di Bergamo e che per le disposizioni delle leggi entrate in vigore dal 1938 perde il suo lavoro.
La famiglia della moglie di Pilade è originaria di Nossa e qui tutti i Sonnino sono soliti trascorrere estati e vacanze serene. Non sappiamo dove la famiglia si trovi quando i tedeschi entrano a Bergamo, la Rsi dichiara gli “ebrei” di nazionalità nemica ed anche nella bergamasca ha inizio la ricerca degli uomini e delle donne, dei vecchi e dei bambini da deportare.
Forse i Sonnino si fidano di Nossa e si trasferiscono tutti in quel paese della Valle Seriana; forse non credono al peggio e come molti altri non scappano, consapevoli di non avere fatto nulla di male.
Non abbiamo che i ricordi della nipote Argìa per ricostruire l’arresto di Ilda e della madre, ma è certo che nel febbraio 1944 queste si trovano nel carcere di Sant’Agata in città alta, in attesa di deportazione. Trasferite a Fossoli, Ilda e la madre scrivono a Amleto una prima volta il 25 febbraio. Il 5.04.1944 fanno parte del convoglio destinato a Auschwitz: all’arrivo la madre è inviata al gas, Ilda è immatricolata con il numero 76841; è ancora viva quando il campo è evacuato a metà gennaio 1945. Muore a Bergen Belsen, dopo aver raggiunto il campo in uno di quei trasferimenti tristemente noti come marce della morte.
Il fratello Pilade è arrestato a Nossa il 17.08.1944, detenuto a Sant’Agata e poi a San Vittore e quindi trasferito a Bolzano. Da Bolzano riesce a scrivere alla famiglia ancora nel gennaio 1945 ed esprime la sua fiducia nel ritorno che ormai sembra imminente. Deportato a Mauthausen, vi è immatricolato come politico il 4 febbraio: muore il 29.04.1945, pochi giorni prima della liberazione del campo.
Amleto si salva e muore a Bergamo nel 1947.