Michele Bianchi nato in provincia di Cosenza nel 1883, studente di Legge all’Università di Roma, entra nel partito socialista e diviene redattore dell’ “Avanti!” per poi avvicinarsi al sindacalismo rivoluzionario. Nel 1914 si schiera a favore degli interventisti e quando nel 1915 l’Italia entra in guerra, si arruola volontario. Bianchi è uno dei primi sostenitori dei Fasci di combattimento (è presente a Milano in piazza San Sepolcro) in cui ricopre da subito un ruolo nel comitato centrale, dove mette a frutto le sue capacità di ex sindacalista. Nel 1922 è uno dei quattro gerarchi fascisti detti “quadrumviri” che organizzano e dirigono la Marcia su Roma.
Alterne vicende caratterizzano i suoi incarichi nel governo e la sua posizione politica all’interno del Partito fascista fino al 1929, quando a Bianchi è assegnato il Ministero dei lavori pubblici. La sua nomina si inserisce in un avvicendamento negli incarichi di governo che ha l’obiettivo di inserire i membri della “vecchia guardia” rafforzando così la fascistizzazione dello stato. Muore per malattia nel febbraio del 1930 a Roma. L’intitolazione della via a Bianchi si inserisce nell’intervento sull’odonomastica cittadina del 1936-37 centrato sulla celebrazione dell’impero conquistato e dei suoi “eroi”. Probabilmente si spiega con il ruolo esercitato da Bianchi nella storia originaria del fascismo e nella marcia su Roma; diversi anni dopo la sua morte se ne celebra la figura intitolandogli una via per connettere l’origine e il culmine della parabola fascista.