Nel 1974 Israele conferisce a Lydia Gelmi Cattaneo, prima tra i bergamaschi, il titolo di Giusto tra le nazioni, per aver salvato numerosi ebrei tra il 1943 e il 1945. La vita questa donna, straordinaria e coraggiosa, è oggi poco nota se non totalmente sconosciuta.
Figlia di un ufficiale medico, nasce a Presezzo nel 1902, sposa il veterinario Camillo Cattaneo e si trasferisce a Ponte San Pietro, successivamente (non sappiamo di preciso quando) abiterà al Castello di Valverde, dove resterà fino alla morte nel 1994. Madre di quattro figli, si distingue sin da giovanissima per il suo spiccato interesse per la cultura. Miniaturista, amica d’infanzia di Papa Roncalli, tra le prime donne ad ottenere la patente di guida è una grande appassionata di archeologia e di popoli lontani, dal 1972 è socia dell’Ateneo di Bergamo. Dalla documentazione che stiamo raccogliendo in questi primi mesi di studio, possiamo ricostruire alcuni episodi che l’hanno vista protagonista di azioni di salvataggio di interi gruppi familiari. I primi ad entrare in contatto con Lydia sembrano essere i Weiss, provenienti da Abbazia (vicino a Fiume). Irene Weiss, allora ventiseienne, conosce Silvio Gelmi, fratello di Lydia e ufficiale italiano che, prima di unirsi, dopo l’8 settembre, ai partigiani in Jugoslavia, le suggerisce di raggiungere la sorella presso la quale potrà trovare aiuto. L’intera famiglia giunge così a Bergamo, dove resta nascosta nel Castello di Valverde oppure a Ponte San Pietro, presso casa Gelmi-Cattaneo. Lydia conduce poi l’intera famiglia verso la Svizzera, probabilmente grazie all’aiuto di due zie residenti a Morbegno. La generosità della donna è testimoniata anche dalle famiglie Jakobowitz e Galandauer: fuggite da Fiume, trovano rifugio a Bagnacavallo, grazie alla protezione di Vincenzo Tambini e Antonio Della Valle, anch’essi oggi Giusti tra le nazioni. Nel maggio del 1944 la Gelmi li raggiunge nel loro nascondiglio, consegna loro documenti falsi e li accompagna prima a Bergamo e poi, ancora una volta, verso la Svizzera.
Da alcune testimonianze di partigiani, ancora da verificare con accuratezza, emerge che Lydia sia coinvolta anche nell’organizzazione della fuga in treno verso la Svizzera di numerosi prigionieri della Grumellina.
Dalle memorie di chi l’ha conosciuta sembra che non gradisse raccontare, se non in rarissimi casi, ai suoi figli e ai suoi nipoti le vicende di quegli anni e, forse per questo motivo, le sue gesta sono ancora oggi poco note. Sappiamo però che non si prodigò solo per gli ebrei ma anche per i partigiani, per i prigionieri stranieri in fuga e, probabilmente, anche per persone vicine al governo fascista cadute in disgrazia. Le ricerche in corso oggi, nate anche dalla preziosa collaborazione della famiglia, stanno aprendo possibilità inedite di ricerca su questa donna coraggiosa e sul suo complesso contesto di riferimento.
La ricerca, portata avanti da deSidera Teatro, è finalizzata alla produzione di uno spettacolo teatrale in occasione della Giornata della Memoria 2022.