Alle 18:00 del 21 novembre, dopo quattro giorni in mano al nemico, i sei garibaldini vennero condotti al cimitero di Costa Volpino per essere giustiziati. A Giorgio Paglia, in quanto figlio della medaglia d’oro Guido, caduto nel 1936 durante la campagna coloniale fascista in Africa Orientale, fu concessa la grazia, ma il giovane la rifiutò, chiedendo anzi di essere fucilato per primo, in modo tale che i compagni non potessero dubitare della sua sorte. A comandare il plotone d’esecuzione era tragicamente un suo ex compagno d’Università, il tenente della Tagliamento Giordano Colombo.
Ecco cosa scrisse, poco prima dell’esecuzione, il ventitreenne Andrea Caslini “Rocco” nella sua ultima lettera ai familiari:
«Questo è il mio ultimo saluto e scritto che vi giunge, poiché fra minuti la mia vita sarà spenta, dovrete promettermi di non piangere perché vano. Sono contento che tra poco rivedrò la nostra cara mamma, e sarei contento di rimanervi sempre con lei. Un saluto ancora e che questo vi giunga in segno di vittoria e di libertà per tutti gli italiani. Muoio per l’Italia!
Una stretta di mano e un bacio a te babbo, a te sorella, e a te cognato e baci ai tuoi bambini. Tanti saluti a chi domanderanno di me. Arrivederci in cielo. W l’Italia martoriata che presto rifiorirà libera e indipendente» (pubblicata in Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana (8 settembre 1943 – 25 aprile 1945), a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli).