Il 4 maggio 1960 il sindaco della città di Bergamo, Tino Simoncini, accoglie la visita del Presidente della Repubblica Gronchi che conferisce alla città il titolo di “città dei Mille” e inaugura alla Rocca il Museo del Risorgimento. E’ allora che le viene assegnato il gonfalone con la raggiera sul drappo rosso ancora in uso oggi; è allora che la città vive un momento simbolicamente importante: nella scia della riaffermazione di quel patriottismo laico che si espresse nelle lotte risorgimentali, la città incontra per la prima volta la Repubblica attraverso il suo massimo rappresentante, il Presidente, che è accolto con “calore e affettuosità”, nonostante i giornali locali ne avessero annunciato la visita in “tono medio”, se non addirittura “minore” (Tino Simonicini).
Se già con il Regio Decreto n. 229 del 15 giugno 1899, Bergamo era stata decorata con la medaglia d’oro delle Città benemerite del Risorgimento nazionale in ricompensa del valore dimostrato dalla cittadinanza negli episodi militari del 1848, la definizione “città dei Mille” rimanda espressamente alla massiccia partecipazione alla spedizione dei Mille, guidata da Garibaldi e salpata il 5 maggio 1860 da Quarto alla volta della Sicilia con lo scopo di rovesciare il governo borbonico e annettere il Regno delle Due Sicilie al nascente Regno d’Italia.
Per ricordare quell’impresa dal punto di vista della città di Bergamo, in pieno centro cittadino, possiamo guardare alla statua di Francesco Nullo. Figlio di un’agiata famiglia di commercianti tessili che possedeva una fabbrica di tessuti, Nullo, lui stesso abile commerciante, aderì con entusiasmo alle lotte Risorgimentali fin dalla partecipazione alle Cinque giornate di Milano nel 1848. La sua fama di condottiero è legata soprattutto alla spedizione dei Mille, non solo per il coraggio che lo distinse in battaglia, ma anche per il suo ruolo di organizzatore. Si dice che fu lui a fornire le camicie rosse per l’impresa, ma è certo che si occupò dell’arruolamento a Bergamo. Insieme a Francesco Cucchi arruolò non solo i primi 174 garibaldini bergamaschi che partirono il 5 maggio da Quarto, ma anche altri duecento circa dopo la conquista della Sicilia e con questi sbarcò in Calabria. Tra i garibaldini fece una carriera militare assai veloce e finì la spedizione con il grado di generale. Fu sempre al fianco di Garibaldi e fu tra coloro che lo scortarono a Caprera. Dopo le imprese in Italia, nel 1863, partì alla volta della Polonia per intervenire a fianco degli insorti contro la dominazione zarista. Cadde a Krzykawka il 5 maggio.
Anche il fascismo nella sua rilettura del Risorgimento inglobò Nullo che non solo a Bergamo continuò ad essere celebrato come eroe cittadino, ma a cui nel febbraio 1939 fu dedicata un imponente celebrazione a Varsavia: Bergamo, che aveva ricevuto un’urna con la terra di Krzykawka, decise di offrire alla città di Varsavia un busto di Nullo realizzato dallo scultore Remuzzi. All’inaugurazione del busto partecipò lo stesso ministro degli Esteri Galeazzo Ciano, sempre accompagnato da una delegazione bergamasca composta dal segretario federale (Orfeo Sellani), dal podestà (Camillo Pesenti) e da altri otto componenti. “L’alto significato politico”, l’imponenza delle manifestazioni, la solennità dei discorsi che celebravano la “comunità di ideali dei due popoli” fu sottolineata con enfasi dalla stampa bergamasca.
Quando nel settembre, la Germania alleata dell’Italia fascista invase la Polonia e cominciò la Seconda guerra mondiale, a Bergamo Bruno Quarti depose sulla statua di Nullo un drappo nero, smascherando con quel gesto l’ipocrisia del regime e la violenza che il nazismo stava compiendo. In quel gesto di cittadino e uomo libero, si esprimeva quell’intelligenza e immaginazione che avrebbe contraddistinto l’impegno politico e umano di Quarti, antifascista e partigiano, braccio destro di Ferruccio Parri e tessitore di relazioni dentro il Partito d’Azione e per un’Italia libera non solo dal nazifascismo, ma dalla sua retorica e dal vuoto delle parole che non corrispondono alle azioni.