Il 6 ottobre la Dichiarazione sulla razza del Gran Consiglio del fascismo stabilisce la categoria di “appartenente alla razza ebraica” e definisce la discriminazione per fasce qualitative, come annunciato da Mussolini nel discorso di Trieste del 18 settembre 1938.
Con il RDL n. 1728 del 17 novembre 1938 dal titolo “Provvedimenti per la difesa della razza italiana”, si stabiliscono le categorie di cittadini definiti per legge di “razza ebraica” e si imposta l’impianto persecutorio che rimarrà immutato fino all’abrogazione della legge.
La definizione di “razza ebraica” è secca: è tale colui che nasce da entrambi genitori ebrei e quindi ha quattro nonni ebrei; è di razza ebraica colui che nasce da un matrimonio misto ed è discendente di tre nonni ebrei; è di razza ebraica colui che nasce da un matrimonio misto e che trovandosi ad avere due nonni ebrei professa la religione ebraica e/o ha un nonno che lo fa. Per i cittadini italiani sono previsti casi per cui la discriminazione non è attiva per meriti nei confronti dello Stato e più in particolare del partito fascista e della sua storia. Per i cittadini che rientrano nella categoria “di razza ebraica” si stabilisce l’autodenuncia: le liste predisposte dal censimento dell’agosto 1938 restano quindi solo una base per il controllo degli elenchi nominativi predisposti sulla base delle denunce.
Per Bergamo il confronto fra il censimento dell’agosto e quello realizzato sulla base del RDL del 17 novembre porta a rilevare innanzitutto una notevole differenza: sono registrate 52 persone nel primo, 40 nel secondo. La differenza più evidente è data dalla definitiva formulazione della categoria di “razza ebraica”: nel primo censimento figurano i figli delle coppie miste, insieme, probabilmente per errore, anche a una moglie ariana. Nel secondo scompaiono, insieme però ad altri 8 nominativi, e ne compaiono altri 11, dati probabilmente dall’obbligo dell’autodenuncia.
I provvedimenti previsti dal RDL del 17 novembre 1938 sono con il tempo associati a una serie di provvedimenti amministrativi che portano i cittadini colpiti all’isolamento e all’emarginazione da tutti gli ambiti della vita sociale.
Gli italiani di “razza ebraica” sono così allontanati da ogni incarico di lavoro subordinato in favore del partito fascista e delle organizzazioni che ne dipendono, dello Stato, delle province e dei comuni, degli enti e delle imprese di diritto pubblico sottoposte a pubblica gestione o municipalizzate, delle banche di interesse nazionale, delle imprese “interessanti la difesa della nazione”, delle associazioni sindacali, delle imprese private di assicurazione. Impossibile qui riassumere tutte le disposizioni che si susseguirono e che arrivarono a privare del diritto al lavoro i cittadini di “razza ebraica” : furono loro vietate le più disparate attività: da notaio a portiere d’hotel, da fattorino a ostetrica, da guida turistica a fotografo. Impoveriti per l’esclusione dal mondo del lavoro, ai cittadini di “razza ebraica” viene anche vietato di possedere immobili oltre una certa misura e imposto di trasferire i beni eccedenti all’Ente di gestione e liquidazione immobiliare (Egeli). Nel 1940 infine si arriva a vietare agli ebrei persino l’iscrizione all’elenco dei poveri.
L’ideologia della “purezza” si afferma in negativo attraverso la separazione e l’esclusione fino a rendere invisibili donne e uomini che erano stati concittadini e avevano condiviso con gli altri spazi, tempo, vita.
Si vietano nuovi matrimoni misti e in caso di matrimoni già esistenti al genitore di “razza ebraica” viene revocata la patria potestà. Sebbene non siano modificati gli accordi con le Comunità israelitiche e l’Unione delle Comunità e sinagoghe ed enti ebraici restino aperti e funzionanti, la vita ebraica viene colpita da varie disposizioni amministrative che finiscono per cancellare gli ebrei dalla vita della collettività. Impossibile citare tutto ciò che viene loro proibito, ma è importante sottolineare la surreale normalità che va istallandosi nel nostro paese: gli ebrei sono espulsi dai circoli sportivi, non possono entrare nelle biblioteche, nelle sale degli archivi di Stato e nei parchi pubblici, non possono più possedere un apparecchio radio e soggiornare in luoghi di villeggiatura, neppure possono iscriversi alla Società per la protezioni degli animali; i nomi ebraici di strade, moli marittimi e località vengono sostituiti.