I risultati del censimento dell’agosto non vedono mai una vera e propria diffusione pubblica e sulla stampa rivaleggiano sempre con i dati evocati dagli slogan propagandistici.
Non va però dimenticato che l’ISTAT riceve i fogli del censimento verso la fine di agosto (27 agosto) e li analizza ed elabora per circa due mesi, con intensi ritmi di lavoro, consegnando i fogli e i risultati alla Demorazza il 14 novembre.
I dati vengono conteggiati, suddivisi ed intrecciati in decine di combinazioni diverse così da fornire il quadro più completo della popolazione censita. Si fissino qui almeno tre tipi di dati: le persone censite risultano essere almeno 70.826; i censiti definiti di “razza ebraica” sono 58.412 e tra questi quelli che dichiarano di essere ebrei alla data del censimento sono 46.656. Va sottolineato soprattutto che il censimento ha permesso di creare un archivio di dati che la Demorazza conserverà gelosamente e trasferirà alla Repubblica sociale italiana.
Anche in provincia di Bergamo solo con il censimento dell’agosto 1938 si evidenzia l’esistenza degli ebrei in quanto gruppo separato. Una copia dell’elenco dei nominativi registrati dal censimento è stata portata alla luce nel quadro della ricerca condotta da Isrec per la mostra Razzisti per legge del 2018. Si è potuto così stabilire con certezza che in bergamasca sono stati registrati 79 cittadini ritenuti “ebrei” residenti in 8 comuni: il maggior gruppo, composto da 52 elementi, è registrato in città, mentre a Clusone, San Pellegrino, Caravaggio e Spirano risultano risiedere solo cittadini “ebrei” di nazionalità straniera.
Nazione di migranti, l’Italia aveva adottato una politica di apertura delle proprie frontiere: procurarsi i documenti necessari per l’ingresso non era difficile e dalla metà degli anni Trenta sono molti gli ebrei stranieri che, in fuga da altre nazioni d’Europa, si trovano nel nostro paese. E proprio contro gli stranieri il sistema razziale italiano si attiva da subito e chiude l’Italia su se stessa: non solo tra settembre e novembre 1938 sono vietati nuovi ingressi a scopo di residenza (dal 1939 anche di soggiorno per gli ebrei tedeschi e di altri stati centroeuropei), ma è anche decretato entro marzo 1939 l’allontanamento dal Regno per tutti coloro che avevano stabilito la loro residenza in Italia successivamente al 1° gennaio 1919.
Per le famiglie in fuga dal Reich, che avevano trovato un rifugio nella nostra provincia, sono provvedimenti pesanti che le costringono a nuovi esili o alla clandestinità.
Il ritrovamento della documentazione del censimento ha evidenziato l’ignoranza della nostra collettività circa la sorte di molti residenti stranieri nella nostra provincia che avevano cominciato un percorso di vita tra noi e che le leggi razziste hanno interrotto. Così il caso della clinica Quarenghi di San Pellegrino dove, dopo la morte del fondatore dott. Francesco Merino Quarenghi, aveva assunto la direzione il medico polacco Carlo Sicher, lì residente insieme alla moglie Ellen Ruth Hcilbronner: il suo impegno e il ricordo che ne serba la famiglia Quarenghi sono un chiaro esempio di integrazione spezzata dalla leggi razziste. Oggi nessuno sa quando e verso dove la coppia sia partita e il silenzio caduto sulla sorte dei due coniugi perpetua l’offesa arrecata alla loro vita da un’Italia diventata razzista per legge.
Pur se un’abitudine storiografica ormai radicata indica il periodo 1938 -1943 come quello contraddistinto dalla persecuzione dei diritti dei cittadini “ebrei” differenziandolo da quello contraddistinto dalla persecuzione delle vite, 1943 -1945, tale distinzione non può tuttavia indurre in errore né in facili assoluzione: la violenza della privazione dei diritti civili e politici sconvolge la vita delle persone e porta non solo alla necessità di scelte drastiche, ma in alcuni casi anche tragiche.