Negli anni Trenta in Europa assistiamo ad una ondata razzista contro gli Ebrei che porta molti paesi a dotarsi di una propria legislazione antiebraica. Se è vero che la Germania nazista per prima nel 1933 aveva mostrato che legiferare contro gli ebrei era possibile, è altrettanto vero che la decisione dell’Italia di varare leggi per la difesa della razza è presa in modo autonomo e indipendente da ogni influenza straniera o tedesca in particolare.
Il 13 luglio 1938 è reso noto il documento Il fascismo e i problemi della razza, oggi noto come il Manifesto degli scienziati razzisti. Il 14 luglio è pubblicato sul “Giornale d’Italia” e poi ripreso da tutta la stampa nazionale. Insieme alla nota del PNF diramata il 25 luglio 1938, costituisce l’annuncio ufficiale della svolta razzista e antiebraica del fascismo e ne fornisce i fondamenti ideologici.
Dopo il Manifesto degli scienziati razzisti, la nota 18 dell’“Informazione diplomatica” diffusa il 5 agosto 1938 precede di un giorno l’uscita del primo numero della rivista razzista e antisemita “La difesa della razza”; a metà agosto si avvia una complessa trattativa con la Chiesa e il 22 agosto è avviato il censimento degli ebrei italiani e stranieri presenti sul territorio.
La macchina dello stato si mette allora in moto per individuare, schedare e contare uomini e donne da definirsi per legge “di razza ebraica”.
Già il 17 luglio 1938 l’Ufficio demografico centrale era stato sostituito dalla Direzione generale per la demografia e la razza (nota poi come Demorazza) del Ministero dell’Interno, allora diretto dallo stesso Mussolini, che è incaricata di gestire il censimento del 22 agosto.
L’11 agosto a tutti i prefetti del Regno è inviata una circolare cifrata firmata da Buffarini Guidi, massimo responsabile del Ministero dell’Interno dopo Mussolini, con cui sono impartite le consegne che devono essere applicate a livello locale: dovranno essere schedati non solo gli ebrei iscritti ai registri delle comunità israelitiche riconosciute, ma tutti coloro che risiedono provvisoriamente sul territorio, tutti coloro che risultino di “razza ebrea” anche se professanti altra religione, anche se abbiano abiurato, anche se per matrimonio siano passati alla religione cattolica. In quest’opera di vero e proprio spionaggio nella vita delle persone, i prefetti potranno “con il necessario riserbo” cercare la collaborazione dei podestà e di tutte le fonti disponibili. Le schede dovranno essere compilate sulla base delle informazioni richieste agli stessi interessati e i dati ricontrollati nelle rispettive anagrafi, presso le federazioni fasciste e combattentistiche. Riservatezza assoluta e massima precisione sono raccomandate.
Il Ministero mette a disposizione un budget in previsione del lavoro straordinario degli impiegati poiché entro e non oltre il 26 agosto tutte le schede compilate dovranno essere consegnate.
Le operazioni per il censimento mettono in moto tutto l’apparato periferico dello stato, familiarizzandolo con la categoria di “cittadino di razza ebraica” e rendendolo così pronto ad amministrare la persecuzione che si andava preparando.
Il problema principale con cui dovettero confrontarsi gli uffici operanti sul territorio fu l’individuazione dei nuclei familiari con una potenziale presenza di uno o più componenti “ebrei”. Si ricordi infatti che, se a luglio le comunità ebraiche erano state sollecitate a fornire gli elenchi degli iscritti, il censimento ha un’impostazione razzista e non identitaria e quindi mira a individuare tutti i nati da almeno un genitore che fosse o fosse stato membro della comunità ebraica.
Stupisce e impressiona la solerzia con cui l’operazione fu compiuta in tutti i territori: il censimento consolidò, in un sistema diventato totalitario, pratiche di cittadinanza che facevano della superficialità, dell’indifferenza e del cinismo la quotidianità del vivere insieme. Le operazioni del censimento infatti parcellizzano il processo a cui singoli cittadini, diligenti impiegati, fattivi amministratori parteciparono senza la consapevolezza della violenta esclusione che si stava, attraverso di loro, mettendo in moto.
I fogli del censimento sono consegnati alle Prefetture dal 23 agosto e trasmessi a Roma dove sono inoltrati all’ISTAT per l’elaborazione dei dati.
L’Italia diventa progressivamente un paese in cui l’ideologia della “purezza” sclerotizza il rapporto con il diverso.